NIENTE FERMA SOGNI E TENACIA

Pubblicato il 10 gennaio, 2013 in Costume, Politica | Nessun commento »

Questa scelta aziendale è la conferma che i giovani, anche in un momento così difficile, devono lottare e non smettere di sognare. Senza fare del vetero femminismo, è la dimostrazione che le donne possono centrare obiettivi, raggiungere traguardi ambiziosi, fare la storia, conquistare un premio Nobel come ha fatto Rita Levi Montalcini, esempio e faro per l’universo rosa.
Dirigere un quotidiano significa guidare e lavorare in piena sintonia con la redazione, significa fare un giornalismo serio, coraggioso e soprattutto rispettoso. È questo il mio impegno da direttore per non deludere chi ha creduto in me, per non tradire i lettori che da oltre mezzo secolo seguono e amano questo giornale, per conquistare la fiducia e l’affetto dei nuovi che apprezzeranno i fatti che racconteremo e soprattutto per come li racconteremo. Per rispettare l’identità di un giornale moderato ma non conformista, per farsi rispettare dai lettori, il vero patrimonio del quotidiano, vogliamo essere osservatori e testimoni, obiettivi, della politica, raccontarla, spiegarla, criticarla quando sbaglia, esaltarla quando fa bene.
Non sarà facile sotto il vento di una campagna elettorale, sempre più agguerrita, sotto la tempesta della crisi dell’economia e del mondo della comunicazione, ma questo faremo ogni giorno.

Ieri Monti, Bersani e Berlusconi si sono avvicendati tra radio e tv ripetendo i soliti slogan elettorali, proponendo inciuci più o meno mascherati da alleanze, ma senza chiarire o spiegare il loro vero programma elettorale. Ecco, cominciamo da qui: proveremo a farci dire cosa i candidati, premier o no, pensano di fare veramente per il nostro Paese e per gli italiani. Sarina Biraghi, nuovo direttore de Il Tempo di Roma.

.……………..Al  posto del direttore Sechi, dimessosi per candidarsi al Senato  nella lista blindata di Monti, l’editore del più antico giornale dei romani, fondato da un mitico giornalista, Renato Angiolillo, liberale e galantuomo, ha nominato una giornalista, Sarina Biraghi. Il neo direttore nel suo primo editoriale . come potete leggere, si è impegnata, nel solco della tradizione del giornale, ad essere attento osservatore delle cose della politica ma altrettanto obiettivo nel raccontarla. Così non è stato nella ultima fase del direttore Sechi il quale improvvisamente si è trasformato  da direttore di un giornale  obiettivo  in acceso sastenitore dell’uomo delle Banche, che non è proprio il modello dei lettori de Il Tempo. Lo stesso Sechi,  da qualche giorno si è anche trasformato in candidato nella lista Monti al Senato, lista e posto blindato che aprirà a Sechi le porte del Senato, grazie ad una legge, il Porcellum, che lo stesso Sechi ha aspramente criticato. Non ci sembra che sia un modello di correttezza e anche di obiettività chi ha innalzato la bandiera della lotta ai privilegi  per poi piegarsi a questi. Ci auguriamo che Il Tempo, sotto la diresione del nuovo direttore, riacquisti obiettività coniugata ad autorevolezza. g.

IL PRINCIPE, I CANI FEDELI E I CANDIDATI, di Marcello Veneziani

Pubblicato il 10 gennaio, 2013 in Cultura, Politica | Nessun commento »

Quest’anno nato nel segno dell’antipolitica celebra un compleanno speciale della politica. È infatti l’anno in cui vide la luce, cinquecento anni fa, Il Principe, anzi l’unico principe italiano che abbia conquistato il mondo. Dico Il Principe di Niccolò Machiavelli, l’opera politica più grande e più letta nel mondo e negli Usa, amata da Mao Tse Tung, esaltata da Gramsci e Mussolini, che ne curò il preludio (altre due prefazioni scrissero poi Craxi e Berlusconi). Di quel capolavoro e del suo geniale autore si sono scritte le peggiori cose; ma lui descriveva, non prescriveva, la cinica ragion di Stato. Faceva i conti con la natura umana, senza illusioni. Sapeva, come Sant’Agostino, che non si nasce buoni e pii ma egoisti e crudelucci e poi, magari col tempo e l’educazione, si può diventare meno cattivi.

Di quell’opera vorrei ricordare solo un particolare. Fu dedicata al Principe del tempo, un Lorenzo de’ Medici, da non confondersi col Magnifico. E fu donata da Messer Niccolò a lui, insieme con due cani da caccia. Si racconta che il sovrano abbia apprezzato solo i cani da caccia. Oggi li avrebbe messi nella lista bloccata. Dopo cinquecento anni le cose non sono cambiate. I principi non leggono, non capiscono i capolavori e non accettano saggi consigli, preferiscono i cani fedeli e i servili adulatori. L’unica consolazione è che mezzo millennio dopo non ricordiamo nulla di quel principe né dei suoi segugi, ma celebriamo l’opera di Machiavelli. Alla lunga, l’intelligenza vince sul potere e le idee oscurano i latrati. 10 gennaio 2013

FINI E CASINI: DUE CONTORNI, MAI UN PRIMO

Pubblicato il 8 gennaio, 2013 in Politica | Nessun commento »

Per una vita, e per una repubblica, Fini e Casini soffrirono il ruolo di paggetti a fianco a Berlusconi. Non sopportavano di essere secondi e terzi, inchiodati dalle loro personalità e dalla consistenza dei loro partiti. Subirono l’Ego straripante di Berlusconi, loro che avevano pensato – come il gatto e la volpe – d’intortarlo, lui ricco ma sprovveduto di politica. Poi Casini, dopo aver remato contro per un po’, si ammutinò e si mise in proprio. Fini restò ancora accucciato, ma poi avuto l’osso, la presidenza della Camera, cominciò ad abbaiare. E anziché aspettare il suo turno, che sarebbe venuto proprio adesso, di guidare il centrodestra, sbroccò e fece sbroccare pure il Cav. Fini e Casini godettero del tifo di giornali e potentati, ma non cavarono un ragno dal buco, al più trascinarono nel gorgo della dissoluzione tutto il centrodestra.

Ora i due levrieri si sono di nuovo accucciati ai piedi del nuovo Tutore, il prof. Monti, e come allora pensano di intortarlo, spremendolo e poi buttandolo via. Ma quando si è passata una vita a seguire qualcuno – Forlani o Almirante/Tatarella, e poi insieme Berlusconi – la seconda vita è la ripetizione farsesca della prima. A sessant’anni suonati o incipienti si ritrovano l’uno senza più il capiente ombrello democristiano e centrista come riparo, l’altro senza i voti e la popolarità ma con l’odio della destra, riassunti nel ruolo di body-guard di Monti, a sua volta segugio di altre sovranità. L’eterna pubertà di Pierfurbo e Gianfalso; una vita da insalate di contorno. Marcello Veneziani, 8 gennaio 2013

ALLA U.E. NON PIACE L’IMU

Pubblicato il 8 gennaio, 2013 in Economia, Politica | Nessun commento »

Le nuove tasse sulla proprietà “non hanno un impatto sulle disuguaglianze in Estonia e Italia” ed è previsto che determinino “un leggero aumento della povertà in Italia”. Lo scrive nel suo rapporto sull’occupazione e gli sviluppi sociali la Commissione Ue, con riferimento alla reintroduzione dell’Imu sulla prima casa nel 2012. Secondo il rapporto, anche se la nuova tassa comprende alcuni aspetti di equità, altri potrebbero essere “ulteriormente migliorati per aumentarne la progressività“. In particolare, la Commissione cita l’aggiornamento dei valori catastali, le deduzioni non legate alla capacità dei contribuenti a pagare le imposte sul reddito, una definizione di residenza principale e secondaria.

Eliminare l’Imu sui bassi redditi per concentrarla sui grandi patrimoni. Una proposta, quella di Stefano Fassina, che, per il responsabile economico del Pd, garantirebbe “maggiore equità al prelievo fiscale”. Spiega Fassina a Radio Anch’io, su Radio Uno: “Dobbiamo essere seri. Sembra che siamo tornati in una situazione normale, ma non è così. C’è un peso insostenibile delle tasse soprattutto per coloro che sono in regola con i pagamenti”. “Il redditometro – aggiunge – può essere uno strumento importante, ma si concentra sulla piccola evasione. Servono accordi interanazionali per la grande evasione. Per quanto riguarda l’Imu, va eliminata per le classi medie e i redditi bassi, per concentrarla sui grandi patrimoni”.

“Quando si dice che Monti ha solo anticipato l’introduzione dell’Imu si dice una bugia”, dice Giulio Tremonti rilanciando la sua proposta: “Una cosa concreta che può essere fatta immediatamente dai cittadini è un ricorso gratuito contro l’Imu sulla propria abitazione”. L’ex ministro dell’Economia, ora leader di ‘Lista Lavoro e Liberta”, dai microfoni di Radio Ies per ‘Dalle 10 alle 12′, rileva che “per prima cosa, l’introduzione dell’Imu doveva avvenire nel 2014, secondariamente era prevista per legge a invarianza di gettito, ovvero dalle tasche dei cittadini non doveva uscire un euro”. “La nostra Imu non prevedeva una rivalutazione catastale così violenta e lasciava comunque fuori la prima casa. L’impatto bestiale dell’Imu – ribadisce – sta nel fatto che colpisce la prima casa, distrugge il mercato immobiliare e i valori degli immobili, lasciando il debito fiscale immutato. L’Imu è, pertanto, una creatura di Monti”. Foglio quotidiano, 8 gennaio 2013

IL REDDITOMETRO DEL DOTTOR STRANAMORE, di Piero Ostellino

Pubblicato il 8 gennaio, 2013 in Economia, Politica | Nessun commento »

S e non servirà al Fisco per scovare redditi non denunciati, il nuovo redditometro pare, comunque, utile a far capire agli italiani da chi siamo amministrati e governati. Chi le paga ora sa che le sue tasse servono (anche) a mantenere una burocrazia che della propria funzione ha un’idea feudale. La democrazia liberale si sostanzia (anche) nella «società dei consumi». Ma la società che vuole chi governa è composta da famiglie che: vivono in case popolari; mangiano poco e male; comprano un capo d’abbigliamento ogni venti, trent’anni; viaggiano su un fac-simile della Trabant (l’auto dell’ex Germania comunista). Il redditometro, infatti, insegna che: a) la nostra burocrazia non è quella della «società dei consumi», ma è (ancora) quella del regime economicamente autarchico e politicamente autoritario sconfitto nel ‘45; b) il regime ideale di chi governa è una via di mezzo fra autoritarismo e totalitarismo. Sotto il profilo amministrativo, i burocrati che hanno pensato e redatto il redditometro offrono di sé ? spiace dirlo ? l’immagine di una di queste tre tipologie (se non di tutte e tre assieme): 1) sono dei «dottor Stranamore», paranoidi e mitomani; 2) sono ex poliziotti dell’Ovra (la polizia politica fascista) che non si sono accorti che «credono, ubbidiscono, combattono», come facevano sotto il Duce, ora contro la democrazia liberale e il benessere ; 3) sono ex funzionari della Stasi (la polizia politica della defunta Germania comunista), prestati a Monti, per riconoscenza, dalla signora Merkel, che non sapeva come impiegarli nella ricca Germania democratica. Leggere per credere. Nel redditometro sono finiti: le spese per mangiare, abitare, vestirsi, per le bollette di luce e gas, per il veterinario ? se si ha un animale domestico, anch’esso catalogato come simbolo di ricchezza ? per la riparazione degli elettrodomestici; per la biancheria ? l’italiano che paga le tasse dovrà cambiare le mutande solo una volta al mese per non incorrere nel sospetto di evasione? ? le pentole, le borse, il barbiere, il parrucchiere, i giornali e le riviste, l’abbonamento alla pay-tv, le piante e i fiori. Per la burocrazia e chi ci governa, l’italiano che legge fa evidentemente correre loro il rischio di comportarsi da cittadino, invece che da suddito…Le voci di spesa sono oltre cento; 55 le tipologie familiari. Il Fisco monitorerà le spese che dovrebbe sostenere una delle famiglie tipo. Non si tiene conto che quelle spese potrebbero essere pagate con i risparmi accumulati o dagli aiuti, nel caso dei figli, dei genitori. Spetta, inoltre, al contribuente provare di non essere un evasore. L’inversione dell’onere della prova ributta l’Italia ai primordi del Diritto. Che dire? La morale, culturale e politica, che se ne può trarre è semplice: con l’instaurazione dello Stato di polizia fiscale ? che, in realtà, indagando sugli stili delle persone, entra nelle loro vite ? l’Italia è scivolata nello Stato di polizia tipico dei totalitarismi del XX secolo. Ministro dell’Economia Vittorio Grilli, prima di firmare questa sconcezza, non sarebbe stato meglio pensarci su? Presidente del Consiglio Mario Monti, questa Italia pauperista e illiberale nella quale vuole farci vivere sarebbe il Paese che ha recuperato credibilità internazionale? Andiamo. Piero Ostellino, Il Corriere della Sera, 7 gennaio 2013

.……………..Questo articolo di Piero Ostellino, liberale al di sopra di ogni sospetto, è stato pubblicato dal Corriere della Sera e la sua lettura ha fatto andare in til il direttore della Agenzia delle Entrate, quel tal Beferqa che guadagna 650 mila eruo l’anno,l qualciodsa ccome 50 mila euro al mese più tredicesima, quanto non ne guadagnja neppure il presidnete degli Stati Uniti che si ferma ad “appena” 300 mila dollari, più o meno 250 mila euro all’anno. Ebbene i, signor Befera, con una lunga lettera oggi pubblicata dal Corriere, irride e deride con toni sarcastici e al limite dell’unsulto a Piero Ostellino a cui manca poco che dica che non capisce un c…o. Tanto che il direttore del Corriere che ha commentato la lettera di Befera, che si è lamentato per non essere stato paragonatgo alle SS naziste, con queste parole: Caro Befera, il Corriere e Ostellino rispettano il suo lavoro. Lei è stato difeso da questo giornale in più di una occasione. Le critiche, anche dure, in democrazia sono legittime. Se il tasso di suscettibilità che traspare dalla sua lunga lettera è misura della serenità e dell’equilibrio con cui l’Agenzia che autorevolmente presiede opera sul territorio e dialoga con i contribuenti, c’è di che preoccuparsi. (f. de b.). Se sinache il modertatissimo de Bortoli arriva a dirsi preoccupato della mancanza di serenità e di equilibrio del direttore Befera e dei suoi collaboratori, cosa debbono temere i semplici contribuenti italiani dalle diavolorie da stato di polizia inventate da Befera che, tra l’altro, è un controllore che non si sa da chi sia controllato. g.

NOI VOTEREMO LI’ DOVE CI PORTA IL CUORE, A DESTRA.

Pubblicato il 7 gennaio, 2013 in Il territorio | Nessun commento »

Di Monti è ormai inutile parlare, perchè come scrive Sallusti la sua “avventura”  in politica è finita prima ancora di incominciare, ed è finita tra i lazzi e gli scherni di chi gli ha fatto le pulci,  anzi le pulci le hanno fatte alle sue dichiarazioni che erano rilasciate quasi fossero altrettanti vangeli mentre si sono rivelate altrettante bugie, infarcite di retromarcie e correzioni che quelle di Berlusconi, pure maestro in questo campo, sono risultate acqua cristallina. Confermato ciò dall’avvenuta sottoscrizione, questa notte,  di un nuovo patto di alleanza tra lo stesso Berlusconi e la Lega, che Berlusconi non ha mai messo in dubbio,  forte del buon senso che presiede alle cose degli uomini specie in politica. Cosicchè mentre Maroni sarà candidato del centrodestra in Lombardia, sulle schede elettorali del 24 febbraio ricomparirà l’alleanza storica del centrodestra, quella che vinse nel 2001, sfiorò la vittoria nel 2006, vinse di nuovo nel 2008, prima di sfaldarsi sugli scogli del governo tecnico nel 2011. La notizia, pur attesa e temuta, ha rivoluzionato in poche ore il mercato elettorale che già ieri, ad opera dei sondaggi di Mennahaimer aveva subito un duro richiamo alla realtà dei numeri che davano il PD avanti, seguito a una decina di punti di distacco dal  PDL (senza Lega), poi   da Grillo, però in caduta libera e infine, quarto e ultimo, il centrino di Monti con Fini e Casini. Infatti il ritrovato accordo con la Lega, cui si aggiungeranno gli accordi con le fomazioni kinori del centrodestra, fanno scattare in avanti i numeri del centrodestra che tocca ora il 30% delle intenzioni di voto. Molto, poco? Molto se si considera che due settimane fa il PDL era dato in stato comatoso, poco se si considera la punta raggiunta dal PD. Ma il cammino è ancora lungo,e foriero  di sorprese, come dimostra la durezza dell’attacco portato da Vendola che ha definito “horror” il ritorno in campo di una coalizione di centrodestra con due punte  ben addestrate e una delle due – Berlusconi – in posizione di comando politico  della coalizione e in secondo piano, come tanti asupicavano,   sul terreno della premiership  ruolo in cui, se il centro destra vincesse, si cimenterebbe Alfano. E’ una buona mossa? Forse. E’ certo che il ritorno in campo di Berlusconi prima, e poi il ritrovato accordo con la Lega, apre scenari inediti nel quadro politico attuale che sembrava essersi cristallizzato intorno al PD e alla “salita” in politica di Monti. E’ evidente che la prima operazione che il centrodestra metterà in campo sarà quella di recuperare il voto non tanto degli indecisi, quanto dei delusi che sono milioni di elettori. Siamo, lasciateci dire, milioni gli elettori  rimasti delusi dal PDL e dal centrodestra, pur continuando a riconoscersi nell’uno e nell’altro. Milioni di elettori che abbiamo guardato con fastidio e poi con rabbia  alla lenta decomposizione della larga maggioranza eletta nel 2008 che aveva i numeri, alla Camera e al Senato, per realizzare il programma elettorale e in questo ambito le riforme costituzionali e istituzionali che il nostro sistema richiede da tempo, denunciate sin dai tempi delle bicamerali, ben tre, l’una presieduta dal liberale Bozzi, la seconda presieduta del dc De Mita, la terza presieduta del postcomunsta D’Alema, tutte affogate nell’acqua putrida degli interessi  di partito, ora dell’uno,  ora dell’altro. La decomposizone della maggioranza con la defezione di Fini da una parte, e gli erorri metodologici e non solo dello stesso Berlusconi, hanno compromesso la tenuta del governo che, sull’onda della crisi finanziaria mondiale, ingiustamente  e falsamente attribuita, per l’Italia, al governo Berlusconi, hanno determinato sul finire del 2011 la crisi di governo che è sfociata nel governo tecnico di Monti. Errore gravissimo e imperdonabile che noi, milioni di elettori, non abbiamo nè compreso nè accettato. Nelle democrazie liberali i governi li elegge il popolo,  non certo le    camarille di palazzo quali quelle che hanno issato Monti prima al Senato, una specie di pagamento anticipato che sa tanto di truffa, e poi a Palazzo Chigi. La scelta del PDL di accettare il rinvio del confronto elettorale e poi sostenere il governo Monti in  una atipica maggioranza è stata subita da milioni di elettori che non l’hanno digerita e si sono sentiti estranei   non solo a quella scelta ma anche allo stesso PDL, crollato nei sondaggi a minimi storici con la perdita di ben 25 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2008. Ritorneranno questi milioni di elettori e ridaranno il loro consenso al PDL? Si sa che chi si sente o  si vede tradito, difficilmente restituisce fiducia a chi l’ha perduta. Ma quale prospettiva c’è dietro l’angolo? Consentire al PD di stravincere alla Camera grazie alla tanto odiata ( a parole) legge elettorale e di vincere anche al Senato, cosicchè da avere le mani libere per continuare nella politica tassaiola di Monti? Oppure  favorire le manovre di Casini che usando Monti come grimaldello tenta di divenire – con i suoi probabili 15 senatori – ago della bilancia in Senato e di lì chiedere al PD la sua elezione al Quirinale, abbandonando,  al loro destino, oltre che Monti,  i valori etici, le famiglie e quant’altro egli sbandiera come suoi obiettivi irrinunciabili? Oppure rendere ingovernabile il Paese, offrendolo  quale preda alle Banche e agli investitori stranieri? Nessuna di queste tre opzioni possono  essere condivise dal popolo di centrodestra che farà, noi pensiamo, speriamo, vorremmo, di necessità virtù e sia pure turandosi il naso, alla Montanelli che ce lo insegnò,  sceglierà di votare lì dove lo porta il cuore, da sempre, a destra. Noi faremo così! g.

LE TASSE DI MONTI DALLA BOCCONI A BOCCHINO, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 7 gennaio, 2013 in Politica | Nessun commento »

Dalla Bocconi a Bocchino il passo non è breve ma Monti è riuscito a farlo. Dal numero due (in tutto sono in tre) del Fli, partito alleato al quale Monti affida il suo (e nostro) futuro, il premier ha imparato velocemente a mentire e a tradire le parole date.

Ieri, a Sky Tg24, il premier ha detto infatti le seguenti cose. L’Imu? Va ripensata. Il nuovo aumento dell’Iva da lui deciso per luglio? Va congelato. L’Irpef? Si può abbassare. Il rigore? Non è più un dogma. Pensare che solo tre giorni fa il professore bocchiniano sbeffeggiava Berlusconi e minacciava gli italiani: se si tocca l’Imu – diceva – andiamo a rotoli, si torna subito a votare entro un anno e i cittadini dovranno pagarla doppia.

Che cosa sia successo in questi tre giorni da fare cambiare radicalmente idea al tecnico dei tecnici è un mistero. Ma forse no, forse Monti ieri mattina ha letto il Corriere della Sera e La Repubblica e gli ha preso un colpo. Sul primo campeggiava un sondaggio che vedeva la sua ammucchiata Monticarlo buon ultima nelle intenzioni di voto degli italiani, dietro anche Grillo e doppiata da Berlusconi. Sul secondo quotidiano, il fondatore e amico Eugenio Scalfari gli dava il benservito in modo chiaro e irrevocabile.

Abbandonato dagli elettori e dai salotti della sinistra chic, Monti sta cercando di correre ai ripari. Ma ormai è tardi e la sua avventura politica rischia ora di finire ancora prima del via. Ha capito che la sua amica Merkel poco può fare per aiutarlo, che i suoi amici banchieri internazionali a comando muovono lo spread ma non i voti, che i fedeli ascoltano (forse) i cardinali su princìpi di fede ma non in fatto di tasse.

E allora via con la retromarcia. Ha scherzato, il professore, a spremerci come dei limoni. Ma questa volta spero nessuno ci caschi. Monti ha mentito a Napolitano quando, dopo aver intascato il vitalizio (24mila euro al mese) di senatore a vita, giurò che non sarebbe mai sceso in politica. Ha mentito a Pdl e Pd ai quali ha chiesto aiuto in cambio di neutralità. E ora sta mentendo agli italiani, ai quali chiede voti da portare all’indomani delle elezioni in omaggio alla Merkel. Per continuare nella sua opera di affossatore di famiglie e imprese. Delle lacrime di coccodrillo non sappiamo che farcene. Alessandro Sallusti, 7 gennaio 2012

L’IMU E’ INCOSTITUZIONALE: ECCO PERCHE’ E COME RIAVERLA

Pubblicato il 6 gennaio, 2013 in Economia, Politica | Nessun commento »

Roma L’Imu è incostituzionale. E i contribuenti potranno chiederne il rimborso al servizio tributi del proprio Comune.

L’idea shock è dell’ex ministro Giulio Tremonti, che nel corso della trasmissione In Onda, su La 7, condotta da Nicola Porro e Luca Telese, spiega: «L’Imu viola la Costituzione per la rivalutazione di colpo e di imperio delle rendite catastali a cui è incardinata, che peraltro non coincidono necessariamente con il valore degli immobili». Questo fa dell’imposta una sorta di «patrimoniale permanente», peraltro inflitta in un periodo di gravissima crisi. «Il debito di imposta – spiega Tremonti – resta negli anni invariato mentre i valori immobiliari precipitano, creando uno scollamento dai principi costituzionali di capacità contributiva e di eguaglianza tra i cittadini. Si crea di fatto una discriminazione tra chi, godendo di alti redditi, potrà conservare la proprietà dell’immobile e chi, non avendo redditi sufficienti per pagare l’Imu, sarà costretto a venderlo. In questo modo l’Imu va in direzione radicalmente opposta alla carta costituzionale: non favorisce l’accesso alla proprietà dell’abitazione e non tutela il risparmio», diventando addirittura un’«imposta contro il patrimonio. Disumana per le famiglie e suicida per l’economia, che resta bloccata».

Una ribellione? «No, una semplice valutazione di costituzionalità», minimizza Tremonti. Secondo cui l’Imu contravviene ad almeno tre articoli della Costituzione: il numero 3 (quello che celebra l’uguaglianza tra cittadini), il 47 (sia nella parte che «incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme» sia in quella che «favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione») e il 53 («tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»). Il rimborso dell’Imu può essere richiesto da un cittadino singolo o in class action (i moduli sono scaricabili dal sito del movimento di Tremonti, www.listalavoroliberta.it, che durante la trasmissione è andato in tilt per l’enorme numero di accessi: oltre 10mila le richieste); se il Comune non risponde entro 90 giorni si può fare ricorso alla Commissione tributaria provinciale, che se ritiene ammissibile un ricorso può trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale per costringere quest’ultima a esprimersi. «Basta che la Consulta dia ragione a un ricorrente per rendere il rimborso alla portata di tutti», dice Tremonti prefigurando uno scenario a suo modo rivoluzionario.

Naturalmente sullo sfondo c’è la figura di Mario Monti, sulla quale Tremonti va giù duro: «L’Imu era stata introdotta dal governo Berlusconi, ma a partire dal 2014, a invarianza di gettito, senza toccare la prima casa e senza rivalutazione della rendita catastale. Una cosa ben diversa dall’Imu di Monti. Il quale quando dice che l’Imu è un frutto malvagio ereditato dice il falso. E facendo della moralità la sua bandiera politica, ciò è immorale». Tremonti stuzzica Monti e la sua formazione-matrioska («sviti Monti ed esce Casini, lo sviti ed esce Fini, lo sviti ed esce Montezemolo…»), si bea della sua sovraesposizione mediatica («più va in tv meglio è per noi»), irride la sua credibilità internazionale («è apprezzato perché fa gli interessi degli altri Paesi») e fingendo un lapsus definisce la sua l’«agenda Merkel». Andrea Cuomo, 6 gennaio 2013

LA LISTA MONTI OVVERO LA LISTA “MONTICARLO”, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 5 gennaio, 2013 in Politica | Nessun commento »

Mario Monti ha presentato ieri la sua lista per il Senato e la sua coalizione per la Camera.

Qui sarà sulla scheda elettorale assieme a Udc e Fli, cioè Casini e Fini. Il bello è che ha spacciato l’iniziativa come una alleanza civica. Che cosa abbiano di civico due professionisti della politica come Casini e Fini resta un mistero. Chi voterà Monti si affiderà quindi a ciò che di più nefasto ha prodotto la politica italiana, Fini e Casini, entrambi emblemi della casta dei privilegiati e della peggiore partitocrazia: mai un giorno di lavoro, stipendi, pensioni e vitalizi da nababbi.

La lista, invece che a Monti, sarebbe stato più corretto intitolarla a Monti-carlo, in memoria della più recente performance del leader del Fli. Ricordate? La casa del principato monegasco, patrimonio di An, che Fini ha svenduto al cognato. Negando poi, una volta scoperto da noi del Giornale, l’evidenza dei fatti e diventando addirittura spergiuro.
Evidentemente Monti vuole riavvicinare i cittadini sfruttando la passione per la casa. Non la nostra (che ci tartassa) ma le loro. Infatti anche l’altro socio, Casini, ha a che fare, sia pure indirettamente, con il mattone. Il suocero del capo dell’Udc è il più grande costruttore italiano, oltre che proprietario di giornali e società che hanno strettamente a che fare con le cose pubbliche. Insomma, un conflitto di interessi grande come, appunto, una casa, che a confronto quelli di Berlusconi sembrano piccole cose.

La morale è che Monti si affida a personaggi come Bocchino, Granata e Cesa. Forse, dico forse, Frattini e Pisanu. Cioè un mix di mestatori, ex portaborse, egocentrici, alcuni coinvolti in situazioni giudiziarie e politiche inquietanti. E tutti con il comune denominatore dell’incoerenza e dell’ingratitudine. Una compagnia di giro che Monti vuole offrire su un piatto d’argento alla Merkel per fare di noi italiani carne di porco. Senza nulla rischiare perché lui, il grande ed etico Monti, la vecchiaia se l’è assicurata con il seggio di senatore a vita (25mila euro al mese più benefit) ottenuto un anno fa dal presidente Napolitano come gentile omaggio sia pure pagato da noi tutti.
In questo il premier non è diverso dai suoi nuovi compagni di avventura: bugiardo («non entrerò mai in politica»), mantenuto (senatore a vita), e assai furbetto. 4 gennaio 2012

…………………….Meglio di così non si poteva descrivere Monti: bugiardo, mantenuto e furbetto.  Sopratutto “mantenuto”  in cambio di nulla, o meglio in  cambio della pelle e della vita di milioni di italiani. Spremuti come limoni per accondiscendere agli  interessi della Germania  e sopratutto delle Banche. g.

E’ NATO IL PARTITO DI MONTI

Pubblicato il 4 gennaio, 2013 in Politica | Nessun commento »