Archivi per giugno, 2011

MIRACOLO IN ITALIA: ANCHE IL PD VUOLE ABOLIRE LE PENSIONI VITALIZIE AI PARLAMENTARI

Pubblicato il 24 giugno, 2011 in Costume, Cronaca | No Comments »

Anche la sinistra s’è accorta che i costi della politica vanno ridotti. Il Partito democratico presenterà ai primi di luglio un ordine del giorno al bilancio interno di Montecitorio per abolire la pensione vitalizia dei parlamentari eletti a partire dalla prossima legislatura. A preannunciarlo, da Bruxelles, è stato il segretario Pier Luigi Bersani, che sarà primo firmatario del testo. Lo scopo, equiparare i costi della politica italiana con quelli europei e tagliare molti dei 125 milioni che figurano sul bilancio di quest’anno di Montecitorio. «Non intendo concedere nulla all’antipolitica», ha assicurato, «ma rivendico una maggiore sobrietà per la politica italiana. Quindi viene tolto quello che non è conosciuto in Europa, tipo i vitalizi dei parlamentari». Meglio tardi che mai…
……Sarà vero? Noi ai miracoli dei politici non prestiamo fede ma saremmo pronti a ricrederci se dalle parole si passasse ai fatti…..g.

IL METODO WOODCOCK: D’ALEMA SCHIFATO DAI PM. E IL CSM NON DICE NULLA? di Vittorio Feltri

Pubblicato il 24 giugno, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

Saremo venali, ma la cosa più interessante emersa fin qui dall’indagine sulla P4,una loggia talmente segreta da essere sulla bocca di tutti, è il costo delle intercettazioni telefoni­che che, trascritte su carta, hanno riempito la bellezza di 19mila pagine, al confronto delle quali Guerra e Pace è una «breve». Il debito accumulato dalla Giustizia con le aziende spe­cializzate nell’a­scolto delle conversazioni pri­vate ammonta a oltre un miliardo di euro. La sbalorditiva cifra non riguarderebbe soltanto l’inchiesta relativa ai presunti intrighi di Luigi Bisignani, che si ignora come facesse a intriga­re, visto che trascorreva tutto il suo tempo a dire bischerate al cellulare, anziché a conclu­dere affari.

Vabbè, transeat. Non siamo stati noi del Giornale ad accerta­re la somma investita dagli inquirenti per sa­pere la rava e la fava, più fava che rava, bensì il guardasigilli,Angelino Alfano,che ne ha rive­lato l’­entità durante una tavola rotonda orga­nizzata da Confindustria. La fonte della noti­zia è dunque autorevole. Speriamo che Giu­lio Tremonti venga informato della spesa. Co­sì si renderà conto dove prendere il soldi per abbassare le tasse: basta eliminare le intercet­tazioni inutili, stavo per dire cretine, e automa­ticamente le aliquote Irpef possono scendere almeno di un punto. Altro che spaccarsi la te­sta per individuare altri sprechi. Più spreco di questo… Sempre per essere precisi e documentati, aggiungiamo che non siamo noi ad afferma­re l’inutilità delle «spiate» elargite alla stampa negli ultimi giorni, ma addirittura il rappre­sentante di maggior spicco dell’opposizione: Massimo D’Alema,un politico con i baffi.Del quale riportiamo la dichiarazione: «Leggia­mo una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che fare con vicende penali ma sono sgradevolmente riferite a vicende personali. Non è una cosa positiva».

E se lo dice lui, che è di sinistra e pertanto intelligente per definizio­ne, bisogna credergli. Concludiamo il nostro pistolotto giudizia­rio con una curiosità. Nelle pagine interne, il lettore avrà modo di dare un’occhiata ad alcu­ne fotografie. Ritraggono parlamentari (Scajola e Papa del Pdl) intenti a farsi i cavoli loro. Chi e perché li ha immortalati? I segugi di una Procura incaricati di tenerli sotto osser­vazione. Tutto regolare? Ci piacerebbe avere una risposta dal Csm, cioè dal Consiglio superiore della magistratu­ra. Al quale auguriamo buon lavoro. Il Giornale, 24 giugno 2011

UNA COPPIA CHE E’ GIA’ STORIA

Pubblicato il 23 giugno, 2011 in Politica | No Comments »

Colloquio tra il presidente del Consiglio ed il leader dell'Idv Antonio Di Pietro Attenti a quei due. Solo che i due non sono Roger Moore e Tony Curtis, i protagonisti di una fortunata serie televisiva degli anni Settanta, ma Antonio Di Pietro e Silvio Berlusconi. Teoricamente, il Diavolo e l’Acquasanta (decidete voi le parti), praticamente i figli di un Big Bang che emette ancora nel sistema politico i suoi raggi Alfa: Tangentopoli. Silvio e Tonino si son parlati. Apriti cielo. Io non mi stupisco neanche un po’ e proverò a usare la biografia, la memoria e una dose minima di mestiere per spiegarlo. Di Pietro e Berlusconi sono generati dal crollo della Prima Repubblica. All’epoca, inizio degli anni Novanta, il magistrato di Montenero di Bisaccia è la dinamite che con le sue inchieste fa saltare per aria il cosiddetto «quadro politico», mentre il tycoon di Arcore è la terra promessa che scende in campo e dà una patria ai dispersi democristiani, liberali, repubblicani, socialisti et similia bombardati dal pool di Mani Pulite di cui Di Pietro è la punta di diamante. Ricordo bene il Tonino di allora. Ogni volta che ci incontriamo mi dice: «Mario, vent’anni fa su molte cose la pensavi diversamente». Confermo, ma non troppo. Lavoravo a L’Indipendente con Vittorio Feltri e pensavo ingenuamente che l’azione della magistratura fosse una cosa seria. Ingenuo. Non lo era perché la spada della giustizia colpiva da una parte sola, era troppo ben orientata. Giacobina. Ero molto giovane, acerbo, ma lo compresi abbastanza in fretta. Anche Di Pietro era diverso. Ricordo bene lo sciopero dei magistrati in quegli anni. Ricordo lui, solitario, al lavoro in procura a Milano. Tonino non scioperava. Non è mai stato la casta giudiziaria. Ma altro. Berlusconi e Di Pietro sono il prodotto politico di una stagione drammatica della nostra storia. Causa e soluzione. Azione e reazione di un mix di sostanze esplosive che si sono ritrovate in Parlamento. Oggi sono su sponde opposte, ma vi assicuro che in realtà condividono più storia e immaginario di quanto si immagini. La foto che li ritrae mentre discutono sul banco di Montecitorio è già un pezzo di storia. Tra qualche anno avrà un significato ancora più grande che noi consegniamo agli storici. Noi facciamo cronaca. Sarebbe bello poter scrivere: si apre un nuovo capitolo, qualcosa di costruttivo. Non sarà così: Silvio e Tonino sono ingabbiati nella loro vicenda umana e politica. Prigionieri di un’umanissima e beffarda sintesi: «Cribbio, che c’azzecca?».  Mario Sechi, Il Tempo, 23 giugno 2011

DE MAGISTRIS “AFFONDA” NEI RIFIUTI. E NAPOLITANO CHIEDE CHE INTERVENGA IL GOVERNO

Pubblicato il 23 giugno, 2011 in Cronaca, Politica | No Comments »

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Napoli - Al sesto giorno dal proclama su Napoli ripulita se n’è accorta anche Luigi de Magistris. “La situazione ambientale e sanitaria è grave, c’è un rischio concreto per la salute dei cittadini” dice il sindaco di Napoli, nel corso di una conferenza stampa sui rifiuti. “La situazione è resa ancora più difficile dai roghi che vengono appiccati in concomitanza con la raccolta e che rendono quei rifiuti speciali. Abbiamo incontrato l’Ordine dei medici e l’Asl di Napoli, nei prossimi giorni metteremo su una commissione di sorveglianza sanitaria”.

L’attacco a Berlusconi “Berlusconi dimostra con i fatti che se ne frega di Napoli” continua de Magistris ribadendo che il governo “si è lavato le mani, facendo come Ponzio Pilato. Il governo non si è assunto le sue responsabilità e altri sono lenti ad adottare provvedimenti che potrebbero liberare la città dai rifiuti – afferma – ognuno deve fare la sua parte, Regione Campania, Provincia di Napoli e per quello che le compete, anche la Prefettura”. Gli incontri dei giorni scorsi in Prefettura, fa sapere de Magistris, sono stati “proficui” e il precedente accordo con il quale erano state individuate delle aree nella provincia di Napoli per sversare i rifiuti (Caivano e Acerra), avrebbero consentito alla città di respirare. “Gli ostacoli che abbiamo incontrato – ha aggiunto – non ci impediscono i continuare a lavorare e di guardare oltre il nostro naso e i nostri occhi. Questo – conclude – in attesa che governo, Regione e Provincia facciano la loro parte”.

La scorta ai mezzi “Chiederemo alle forze dell’ordine la scorta armata per gli autocompattatori dell’Asia e della Lavajet affinchè facciano il percorso di andata e ritorno per scaricare i rifiuti e ripulire la città” prosegue il sindaco di Napoli nel corso della conferenza stampa in cui annuncia di aver firmato un’ordinanza nella quale si ribadisce il rafforzamento della raccolta differenziata, l’avvio delle isole ecologiche mobili e i turni di 24 ore dell’Asia. “L’ordinanza non comporta una rottura dei rapporti istituzionali con la Regione Campania e la Provincia di Napoli – ha sottolineato – il punto è che noi non siamo, però, più disposti ad attendere. Abbiamo la necessità di reperire subito i denari per gli straordinari dell’Asia così da garantire la raccolta 24 ore al giorno”. Il sindaco ribadisce che il secondo termovalorizzatore non serve. “Non è che ci siamo impuntati, è che siamo convinti che non serva. Serve troppo tempo per realizzarlo e non possiamo aspettare”.

Napolitano sprona il governo “Ho seguito con crescente preoccupazione (anche cogliendo l’occasione della mia visita del 13 giugno a Napoli) l’aggravarsi della questione rifiuti divenuta nuovamente emergenza acuta e allarmante nella città e nella provincia” scrive il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un intervento sull’emergenza rifiuti che sarà pubblicato nell’edizione di domani del Il Mattino. “A quanti mi hanno in questi giorni rivolto appello in proposito – ha proseguito Napolitano – confermo di avere espresso allo stesso presidente del Consiglio la mia inquietudine per la mancata approvazione da parte del Consiglio dei ministri, in due successive riunioni, del decreto legge che era stato predisposto. Pur senza entrare nel merito del provvedimento più opportuno che possa ancora essere considerato e definito in quella sede, rinnovo l’espressione del mio convincimento che comunque un intervento del governo nazionale sia assolutamente indispensabile e urgente – sottolinea il presidente della Repubblica – al fine anche di favorire l’impegno solidale delle Regioni italiane. È quanto auspicano anche la Regione e gli enti locali di Napoli e della Campania, nello spirito dell’intesa che con apprezzabile sforzo unitario è stata da essi sottoscritta”.

VERIFICA BIS ALLA CAMERA: LA MAGGIORANZA MAI COSI’ FORTE. E L’OPPOSIZIONE SE LA SQUAGLIA.

Pubblicato il 22 giugno, 2011 in Politica | No Comments »

Roma – Otto ore di dibattito, ma nessun voto. Neanche per il passaggio a Montecitorio per il secondo tempo della verifica parlamentare sul governo chiesta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l’allargamento dell’esecutivo con i nuovi sottosegretari. L’opposizione “divisa e senza leader ” come l’ha definita Berlusconi decide di non presentare un documento su cui votare, scottata dai 317 sì raccolti ieri dall’esecutivo e dall’atteggiamento della Lega, compatta con il governo.

“Il voto di fiducia di ieri sul dl sviluppo ha dato un’indicazione molto positiva” dice Berlusconi intervenendo alla Camera. “La coalizione di centrodestra ha raggiunto quota 317, ora è maggioranza assoluta alla Camera” afferma il presidente del Consiglio riferendosi appunto alla votazione di ieri. “Questo significa che la maggioranza c’è, è forte e coesa, è l’unica in grado di garantire la governabilità del Paese in un momento così difficile” conclude il premier. “E’ nostra intenzione completare il programma di governo arrivando alla scadenza naturale della legislatura e i cittadini potranno giudicare il nostro operato con le elezioni politiche generali”.

Proprio a Bossi e Tremonti, Berlusconi, nell’intervento al Senato, si è rivolto più volte. Sottolineando di “non volere affatto restare in eterno a palazzo Chigi” ma di essere pronto a passare la mano, una volta portata a termine la legislatura e ristrutturato il centrodestra. “Una crisi al buio – ha sottolineato – oggi sarebbe una follia: una sciagura per il Paese”, rilanciando “entro l’estate” la presentazione della delega per una riforma fiscale “senza buchi di bilancio”, come da Tremonti richiesto, che riduca a tre le aliquote e semplifichi l’intero sistema tributario. Altri due i punti salienti del suo “programma” di rilancio del governo: la riforma della giustizia e quella delle istituzioni, sulle quali ha teso la mano alle opposizioni.

“Quando si guarderà a questi anni di governo con animo meno acceso e mente più serena – ha detto Berlusconi – non si potrà non riconoscere che siamo riusciti, in una condizione quasi proibitiva, a fare quello che altri Paesi non hanno avuto la capacità o la fortuna di riuscire a fare”. “Tutti sanno e tutti ci riconoscono – ha aggiunto il premier – che la conduzione della politica economica dell’esecutivo nel corso della crisi ci ha salvato da una minaccia di default finanziario, parola che suona in italiano in modo ancor più sinistro: significa fallimento”.

“Non abbiamo seguito le sirene che ci invitavano a contrastare la crisi con stimoli fiscali cioè con maggiore spesa pubblica. Così, mentre molti Paesi raddoppiavano o addirittura triplicavano nel corso della crisi il loro deficit in rapporto al pil, l’Italia non è andata in quella direzione. Sarebbe stato da irresponsabili -ha proseguito il premier – allargare la spesa pubblica per sostenere la crescita nel corso di una crisi in cui l’aumentop del rapporto deficit-pil era già dettato dalla recessione. Così l’Italia si è assunta le proprie responsabilità nel contribuire al mantenimento della stabilità finanziaria e monetaria in Europa e ha sempre trovato sui mercati finanziari i sottoscritori del proprio debito. E se oggi lo può ancora fare a tassi di poco superiori a quelli tedeschi di riferimento e non incontra problemi di collocazioni dei propri titoli, ciò lo si deve proprio alla politica seguita dal governo”.

“Intendiamo apportare un’incisiva modifica al Patto di stabilità interno, così da introdurre meccanismi premiali e meccanismi punitivi. Premiali per gli enti locali virtuosi, punitivi per quelli che non lo sono”. “Solo così – ha aggiunto il premier – potremo superare il cumulo di disposizioni che si sono stratificate negli anni e che hanno introdotto correttivi la cui portata complessiva è stata inefficace, se non controproducente”.

“Come già anticipato dal ministro Tremonti, ridisegneremo l’impianto delle aliquote, degli scaglioni e delle detrazioni. Vi saranno meno aliquote (solo tre invece delle cinque attuali), e più basse; un sistema di detrazioni e deduzioni più snello e trasparente, in coerenza con gli obiettivi generali della riforma; una riduzione a cinque del numero delle imposte”. “Si tratta – ha proseguito il premier – di un obiettivo non congiunturale, ma strutturale, che rientra negli orientamenti europei da prima della crisi economica, e che in Italia deve portare a riequilibrare il peso delle imposte sui redditi rispetto alle altre imposte, allineandolo progressivamente ai valori europei. Il tutto – lo sottolineo – non in deficit”. Berlusconi ha rilevato che “non siamo di fronte a una sfida tra coraggio e rigore: si tratta di affrontare, senza demagogia e con senso di responsabilità, una riforma che tutti si aspettano e in cui noi tutti crediamo. La riforma del fisco sarà la seconda fase, il coronamento della politica economica del governo: prima abbiamo tenuto i conti in ordine, adesso dobbiamo creare le premesse per la crescita”.

NAPOLI SOTTO L’IMMONDIZIA. DE MAGISTRIS HA GIA’ FALLITO: ENTRO 36 ORE LA CITTA’ SARA’ INABITABILE

Pubblicato il 22 giugno, 2011 in Politica | No Comments »

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Ancora una notte di roghi, scontri e proteste. Napoli è sempre sommersa dalla spazzatura: montagne di “monnezza” che invadono strade e marciapiedi. Alla faccia delle dichiarazioni del neoeletto sindaco di Napoli Luigi De Magistris che aveva promesso di ripulire la città in cinque giorni, cinque giorni che – ironia della sorte -, scadono proprio oggi. Dopo i raid della scorsa notte anche questa mattina ignoti hanno sparpagliato immondizia un pò ovunque bloccando la circolazione di pedoni, motocicli e altro. La rabbia è esplosa in via Giordano Bruno, piazza Sannazzaro, ma anche nel quartiere Pianura e nel centro storico, in piazza San Gaetano. Protesta anche in piazza Santa Caterina da Siena e ai Gradoni di Chiaia, a ridosso dei Quartieri Spagnoli. Ad essere rovesciati in strada non solo cassonetti, ma anche sacchetti di immondizia ormai dilaniati e dai quali proviene un puzzo nauseabondo. Le alte temperature, infatti, non fanno altro che aggravare la situazione già critica. I raid vandalici sono compiuti sempre da persone non identificate che, al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine, si dileguano. Intanto in città, secondo l’Asia, che provvede alla raccolta e allo smaltimento della spazzatura, è aumentata la quantità di rifiuti in strada. Ieri erano 2.360 tonnellate, oggi invece circa 2.400. I quartieri in maggiore sofferenza sono soprattutto quelli del centro storico, ma non va meglio in quelli periferici. Eccezione per il Vomero e l’Arenella, dove sono circa 10 le tonnellate di immondizia non raccolta.

Silvio Berlusconi torna alla Camera per il proseguimento del dibattito sulle sue dichiarazioni in Aula e, prima di fare il suo ingresso nell’emiciclo, si ferma a parlare con alcuni parlamentari del Pdl campano sulla questione dei rifiuti. Viene riferito che al centro del colloquio c’è stata la possibilità di aprire la discarica di Macchia Soprana, attualmente chiusa. Sempre secondo quanto riferiscono alcuni dei presenti al colloquio, Berlusconi avrebbe osservato che il nuovo sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, non ce l’ha fatta, come diceva, a ripulire la città in cinque giorni: come sempre, avrebbe aggiunto, dovrò intervenire io. Al colloquio erano presenti i deputati Cesaro, Sarro, Nicola Cosentino e il presidente della Provincia di Avellino, Sibilia.

“Se entro 24-36 ore, con le temperature che stanno continuando a crescere, non sarà rimossa la spazzatura dalle strade di Napoli credo si possano creare gli estremi per la chiusura degli esercizi commerciali, dei ristoranti, delle rivendite alimentari e, addirittura, ritengo sia messa in pericolo l’abitabilità di alcuni quartieri della città e di alcuni comuni della provincia”. Lo dice la professoressa Maria Triassi, docente di Igiene nell’Università Federico II, direttore del Dipartimento di Igiene ospedaliera.

FIDUCIA RECORD AL GOVERNO, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 22 giugno, 2011 in Politica | No Comments »

Bentornato Berlu­sconi. Ieri il gover­no ha incassato al­la Camera una fi­ducia record, la maggio­ra­nza è tornata a essere as­soluta nonostante qual­che assenza. Ma soprat­tutto il Presidente ha fatto al Senato (oggi il bis a Montecitorio) un discor­so programmatico come da tempo non accadeva. Non una lamentela, non un’incertezza, neppure un minimo accenno al problema giustizia e ai suoi derivati tossici. Ha aperto la porta delle rifor­me istituzionali all’oppo­sizione, ha annunciato la riforma fiscale a costo ze­ro (meno aliquote, più equità) per le casse dello Stato, ha accolto le richie­ste della Lega di sbloccare i bilanci dei Comuni vir­t­uosi e di accelerare l’usci­ta responsabile dalle mis­sioni di guerra e tanto al­tro. Insomma, ha dato al­cune delle risposte che il Paese chiedeva e ha dimo­­strato, con la super fidu­cia, di avere i numeri in Parlamento per tornare a lavorare.

Per carità, nessun trion­falismo. Anzi, la strada della ripresa resta in sali­ta, una delicata manovra economica incombe alle porte e le divergenze con Tremonti probabilmente non sono così appianate come si dice. Ma per la pri­ma volta da mesi si vede un percorso chiaro. Non è poco in questo Paese che era finito in preda al caos, con i Pm a dettare l’agen­da politica e mediatica. Ri­prendere in mano le redi­ni era quello che la gente si aspettava, gli ultimi son­daggi dimostrano che la flessione del centrode­stra non avvantaggia nes­suno dei concorrenti. È un sintomo di disinnamo­ramento che ancora non è sfociato nel tradimento. Lo spazio per recuperare c’è ma il tempo stringe.

Del resto la sbornia delle amministrative sta ubria­cando più i vincitori di quanto abbia frastornato i vinti. A Napoli il neo sin­daco De Magistris sta an­negando dentro la sua ar­roganza oltre che nei rifiu­ti. Un conto è inventare complotti e teoremi come faceva da pm, altro è risol­vere i problemi. Lui, e la sua parte politica, che non voleva discariche e in­ceneritori sta prendendo atto che la spazzatura non si mangia né volatiliz­za. Va interrata o brucia­ta, come fanno in tutte le città del mondo, come vo­leva fare il governo e gli fu impedito. Se la novità del vento di Napoli è chiede­re aiuto senza fare nulla, be’, allora tanto valeva la­sciare la Jervolino che in questo era una maestra. Del resto da una opposi­zione come qu­ella che ab­biamo non ci si può aspet­tare nulla di buono. Ven­dola è un gigante a spara­re ricette miracolose in tv ma la regione che ammi­nistra, la Puglia, naufraga nei debiti e nell’inefficien­za della cosa pubblica. Co­sì come Bersani non rie­sce a uscire dalla retorica dell’antiberlusconismo.

Ieri ovviamente ha respin­to la mano tesa del pre­mier a ragionare insieme di riforme. Il perché è ov­vio. Non saprebbe cosa di­re, o meglio qualsiasi co­sa dica nel merito spac­cherebbe ancora di più il fronte della sinistra. Per­ché non c’è una sola cosa in nessun campo che va­da a bene sia a Vendola sia a Franceschini sia a Di Pietro. Neppure l’idea di far cadere davvero Berlu­sconi. Il Giornale, 22 giugno 2011

TOH, IL BERLUSCONISMO E’ VIVO, di Mario Sechi

Pubblicato il 22 giugno, 2011 in Politica | No Comments »

Berlusconi in Senato Quando ha preso la parola ho cominciato a pensare: «Non ce la fa, ora sbraca e addio politica». E invece no. Berlusconi ha iniziato e concluso un discorso parlamentare che ha un senso compiuto e rappresenta un primo passo verso un finale di legislatura diverso da quello progettato dai suoi avversari. Nessuna sbavatura, niente guasconate, stop battute inutili. Al bunga bunga show s’è sostituito un perfetto understatement, quasi un sottile grigiore. Una salutare noia creativa. Niente da fare per chi s’attendeva Giamburrasca-Silvio e progettava il can can parlamentare. Cribbio, ha fatto il presidente del Consiglio e se ci prende gusto la legislatura va avanti. Ha recuperato Tremonti, ammansito la Lega, aperto a chi ci sta, parlato di riforme e programma. Se non è un nuovo inizio, certamente è un buon inizio. Confesso, desideravo di più e ho dovuto riascoltare l’intervento del Cav per leggerne meglio ogni sfumatura. Non ci ero più abituato. E poi quella frase, lapidaria e definitiva: «Non c’è alternativa». Il chiodone d’acciaio che fissa il portellone a tenuta stagna. Quota periscopica. Emersione. Non c’è alternativa e da questo semplice fatto si snoda il resto della faccenda. Silvio ha vinto la mano, per la partita si vedrà. Stretti (forse) i bulloni alla maggioranza, Berlusconi deve governare (subito) i suoi ministri anarchici e smontare (in fretta) il partito oligarchico, perché il berlusconismo c’è e Berlusconi deve ritrovarsi in fretta perché 17 anni di storia non si buttano via così. E poi perché il «sono berlusconiano e ho qualcosa da dire» sulla prima pagina de Il Tempo di ieri è la metafora di una condizione esistenziale che riguarda milioni di persone che hanno votato il Cav, hanno creduto in una visione del mondo e pensano che quelle idee non siano da archiviare ma da realizzare. Su quel mio divertissement s’è aperto un sorprendente e fluviale dibattito nella rete. È stato come un intervento a cuore aperto. E così abbiamo scoperto che batte ancora e che toh! il berlusconismo è vivo e combatte insieme a noi. Mario Sechi, Il Tempo, 22 giugno 2011

FASANO: “FARO’ IL TERZO POLO”. PER IL MOMENTO HA FATTO IL…POLLO

Pubblicato il 20 giugno, 2011 in Notizie locali | No Comments »

Giamby in eterna seconda fila. Ma ora sogna la prima....

Non si placa l’ira funesta dell’ex vicesindaco Fasano, che annuncia rivincite e ripicche contro quelli che l’hanno defenestrato, dopo averlo usato.  Nell’immediato annuncia battaglie in consiglio comunale e per il futuro si dice pronto a far nascere il “terzo polo”. Intanto,  sinora lui ha fatto la figura del “pollo”,  mentre, per quanto riguarda i “terzi poli”,  ne sono stati annunciati già due o tre e sino al 2014 chissà quanti ne nasceranno, tutti in lizza per ereditare lo sfascio che lascerà Geronimo, facilitati  tra l’altro dalla riduzione da 16 a  12 dei componenti del Consiglio Comunale che, come altrove,  favorirà il lievitare  di gruppi pronti a scendere  in campo per contendersi l’alloro della vittoria e (qualcuno) dell’affarismo.

Ma se la prospettiva politica è assai lontana, è su  quella amministrativa che i perentori “je accuse”  di Fasano  lasciano il tempo che trovano. “Se fossi stato presente, avrei votato contro al Bilancio” ha dichiarato Fasano . Oh, bella! E chi gli ha impedito di essere presente?   Non solo per votare contro, che è numericamente ininfluente,  ma sopratutto per  motivare le ragioni del no,  il che è politicamente  più significativo e, naturalmente, più…impegnativo.  Eppure la discussione del bilancio ha avuto luogo subito dopo il dibattito sulle sue vicende politico-personali, nel corso della stessa seduta consiliare. Perchè  se ne è andato? Sappiamo cosa obietterà: E’ stato chiamato urgentemente da un cliente. E cosa pretende? Di fare politica clienti permettendo? E poi, visto che le convocazioni dei Consigli Comunali avvengono con largo anticipo, avrebbe potuto farsi sostituire da qualche collega, così come fa quando va in vacanza. Insomma la scusa dei clienti non è buona per giustificare le assenze e le reticenze, e,  magari a posteriori, insinuare che altri hanno profittato dell’ assenza per carpirgli  una “delega sulla fiducia”. Come lo stesso Fasano sostiene essergli capitato  a proposito del Piano Regolatore Generale, nel 1985(?),  insinuando che a carpirgli la fiducia in quella occasione sarebbe stato l’ex sindaco Gagliardi.

Fasano è non solo un insinuatore da quattro soldi, ai limiti della diffamazione, ma anche un imbattibile bugiardo.  Fasano era presente al Consiglio Comunale  che votò a marzo del 1990 (e non nel 1985, quando Fasano non era consigliere comunale)) il Piano regolatore generale e anche lui insieme a tutti gli  11 componenti della maggioranza votò la delibera. Fasano non era consapevole di quel che votava dopo che per 5 anni, mediamente una volta la settimana, si era discusso di PRG? E’ un problema suo,  di cui non può far carico ad altri.   Peraltro,  la delibera di adozione del PRG fu bocciata dal Comitato di Controllo sugli atti degli enti locali perchè al voto avevano partecipato alcuni consiglieri “interessati”. E  a seguito dell’annullamento della delibera di adozione, la maggioranza nel frattempo eletta a giugno del 1990,  decise alla unanimità, compreso quindi Fasano,  di chiedere alla Regione il commissariamento  del PRG, il che avvenne a febbraio del 1991 e da allora  tutta la problematica e l’iter approvativo del Prg furono sottratti alla competenza degli organi comunali e trasferiti al commissario regionale che, come sanno anche i sassi, riformulò la preliminare delibera di intenti e sulla scorta della delibera riformulata  fece rielaborare dal progettista ing. De Mattia il PRG  che risultò, al momento della nuova adozione, 1994, da parte dello stesso commissario ad acta,  notevolmente modificato rispetto a quello adottato dal Consiglio Comunale nel 1990.

E’ evidente quindi che ciò che dice Fasano  circa la“delega sulla fiducia” è una colossale sciocchezza che  può  spiegarsi unicamente o con la  scarsa conoscenza dei fatti amministrativi da parte di Fasano a ulteriore riprova della sua scarsa attenzione alle problematiche della nostra cittadina o per  l’acrimonia che costui nutre nei confronti dell’ex sindaco Gagliardi,  che però non può sconfinare in insinuazioni che ledono la verità dei fatti .

Se, poi,  Fasano Giambattista ha da denunciare  nei confronti dell’ex sindaco Gagliardi,  cose, fatti e/o  comportamenti meno che limpidi sulla sua  attività amministrativa, sul PRG come su  qualsiasi altra cosa,  lo faccia  esplicitamente e se ne assuma la responsabilità nelle sedi competenti, comprese quelle civili e penali.  Se non lo farà, si sarà  confermato solo vaniloquente insinuatore! g.

BOSSI NON E’ PIU’ IN CANOTTIERA

Pubblicato il 20 giugno, 2011 in Il territorio | No Comments »

Muso duro a Pontida, ma la Lega è ormai un partito di sistema

Lega di lotta o Lega di governo? E’ il tema che divide la base che si tormenta sulle frequenze di Radio Padania e che negli ultimi giorni ha messo un po’ di paura a un Pdl che difetta di lucidità. Ma è pure uno di quei dubbi che il gruppo dirigente leghista sa di avere già sciolto, perché la scelta è nei fatti: la Lega è un partito di sistema che regge con il Pdl una considerevole impalcatura di potere (non solo amministrativo) che si schianterebbe al suolo assieme al governo di Roma. Dal nord ovest al nord est.

Tutto concorreva a far pensare che a Pontida Umberto Bossi si sarebbe preparato a far risuonare, davanti ai militanti in camicia verde che altro non si aspettano, i corni di guerra. Il pollice verso del leader sarà anche stato rivolto ai giornalisti petulanti e non al presidente del Consiglio in affanno, ma Roberto Maroni aveva rivelato l’ovvio gelando l’ottimismo di Silvio Berlusconi. “Va tutto bene? Lo vedremo a Pontida”, aveva detto il ministro dell’Interno coccolando la strategia della suspense su un evento per il quale la Lega ha deciso di assumere toni perentori e tuttavia propositivi nei confronti dell’alleato e del governo impaludati. Difatti sbaglia il Pdl, un po’ disordinato e intontito dalla mazzata referendaria, quando chiede che la Lega “rientri nei ranghi” scambiando il dinamismo (per quanto tattico) con i prodromi di un tradimento che appare difficile – se non impossibile – agli stessi dirigenti padani.

La Lega del 2011 non è più quella del 1995, nativista e settentrionalista, capace di ribaltare la maggioranza di centrodestra sapendo di avere poco da perdere e qualcosa da guadagnare: allora era in gioco esclusivamente il governo nazionale, retto da un’alleanza acerba con il Cav., e in una condizione incerta e fluida nell’Italia in cui si chiudeva la stagione di Mani pulite e si apriva una Seconda Repubblica ancora da decifrare nei suoi caratteri. Oggi il partito di Bossi governa con il Pdl di Berlusconi centinaia di comuni e province; esprime due importanti presidenti di regione, il governatore del Veneto Luca Zaia e il governatore del Piemonte Roberto Cota, è rappresentata nei consigli di amministrazione degli enti pubblici, delle ex municipalizzate, dei consorzi, delle fondazioni bancarie, persino della Rai. Gestisce denaro, finanziamenti. Potere vero. La Lega è un partito di sistema, come sanno benissimo i suoi dirigenti e come confessano spesso – a microfoni spenti, talvolta rimpiangendo la purezza dei vecchi tempi – alcuni degli uomini più vicini a Maroni. A un partito di sistema, che pure rievoca spesso l’originaria indole irruenta, non sfugge la meccanica di osmosi che collega tra loro i gangli del potere: sfilare un solo mattone rischia di far venire giù l’intera casa, dai Palazzi del governo romano su su fino al Veneto e alla Lombardia.  – FOGLIO QUOTIDIANO, 20 giugno 2011